mercoledì 12 giugno 2013

Rino Villano, folksinger di strada. Se non sei bravo non vai sotto i ponti

Rino Villano “in concerto”: Grace in SandRoot Music And Folk Song – 11 giugno 2013, ore 10.30 – San Benedetto del Tronto, sotto il ponte della ferrovia, un giorno di mercato...


I musicisti di strada esperti e viaggiatori lo sanno bene, sotto i ponti la musica non sempre funziona. O sei bravo, e allora l'acustica “rinforzata” ti aiuta e ti valorizza (e ti rende), altrimenti mettiti a suonare a cielo aperto, sotto un albero se fa caldo, perché il ponte non perdona.
Rino Villano, quieto ragazzo milanese domiciliato stranamente in Ascoli, musicista per passione, questo lo sa. Quindi, prese le misure come un ingegnere del brutto sottopasso ferroviario che taglia il mercato in due, ci si mette proprio nel mezzo, lato sud. Rimbalzassero come gli pare le onde sonore, lui va sicuro. E piace. Chitarra acustica americana Martin accordata alla perfezione in digitale, pezzi tutti scritti parole e musica in bella calligrafia, piccolo e nero leggio di design regolato a un metro e quindici esatti dagli occhiali, microfono professionale nero opaco su asta pure nera, cassa amplificata minuscola ma fedelissima e, aperto longitudinalmente sul pavimento, il fodero dello strumento, pulitissimo e senza un graffio: le monete che ci piovono tintinnano accordate, disponendosi sul velluto verde in ordine da sole, metà testa metà croce...
Religiosamente root music and folk song, il repertorio. Da Dylan a Baez a Springsteen... ballate country “impegnate”, union songs piene di ideali, contro la guerra, che hanno accompagnato almeno due generazioni di lotte civili di massa, non solo d'America. Rino però è più un interprete-testimone, che “racconta” questi pezzi che tutti conosciamo con eleganza, senza rabbia, senza impeto, col suo timbro vocale educato e ben impostato, per niente rasposo strascicato esasperato. Non imita. Questi pezzi allora appaiono un po' nuovi, sembrano passati in lavatrice. Lui, jeans quasi stirati camicia standard e mocassini, stop. Capelli scuri ordinati e compatti, barbone curato impenetrabile come un cipresso. Mi ricorda il Paolo Pietrangeli degli anni '80-'90, in quel suo disco quasi da combattimento “Un animale per compagno”, la bella voce responsabile, incisiva, chiara, da resistenza...
A parte l'indubbia bravura, Rino “funziona” (lo ammette lui stesso che questa piazza gli è abbastanza redditizia, sic!) anche per questo suo aspetto più rassicurante che rivoluzionario, da bravo figlio, da studioso ragazzo. Sembrerebbe addirittura “neutrale”, se sulla sua chitarra non riportasse l'etichetta “This machine kills fascists”. Per fortuna. Anche lui, almeno dentro, è come il turbolento Woody Guthrie, che settant'anni fa cantava l'esistenza disperata e poverissima di una generazione emarginata e tradita. Anche Rino lo fa, a modo suo. I tempi sono cambiati, all'apparenza. Siamo noi che procediamo a rovescio: invece di finirci la pazienza, ci siamo finiti il tempo. In giro, non c'è più neanche humour...

Pier Giorgio Camaioni


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