sabato 11 maggio 2013

Soldati scrittore di viaggio, o dell’umanità dell’arte


The very nature of happyness is fugacity […] Happyness is a God who roamsthe world in disguise, seeking shelter, now under this roof, now under that.
(Henry Furst)

Costretto nella classica isola deserta del “giocherello da letterati”, Soldati non porterebbe con sé Dante, né Petrarca, né Leopardi, ma l’Orlando furioso dell’Ariosto. “Poeta dell’Umanità” più ancora che “dell’armonia” come vorrebbe una certa vulgata critica, oltre a divertire, per Soldati, Ariosto dispensa una lezione capitale: che “la nostra letteratura non è tutta sublime e inaccessibile, perché ha almeno un libro sublime proprio per la sua travolgente umanità” [785]. Un discorso su America e altri amori, terzo volume dei “MeridianiMondadori dedicato ai diari e gli scritti di viaggio di Soldati, potrebbe cominciare da qui, da questa breve nota d’occasione che è in realtà già l’analisi interpretativa di tutta l’opera, nonché una cristallina dichiarazione di poetica. I reportages di viaggio più ancora che i romanzi e i racconti brevi, infatti, sono il riflesso di questo amore per l’uomo e il suo “fare” che arricchisce - rendendolo “gentile” e “umano” - il mondo. E si prenda, a mo’ di esempio, nell’Introduzione di Vino al vino, la descrizione dell’enologo Pietro Garoglio: “Piemontese antico e toscano nuovo, figlio del poeta Diego Garoglio, mi si rivelò come un animo semplice, vivissimo, schietto, gentile; e mi offrì così, con tutto se stesso, la più bella prova dell’umanità del vino” [407]. E “schietta” e “semplice”, ugualmente lontana dal belletrismo come dalle ingegnose difficoltà della neoavanguardia, è anche, fino all’ultimo, la prosa di Soldati, nei ritratti degli osti come nelle descrizioni di paesaggio; lievissima e sensuale, mai caricata, nelle rimemorazioni di fugaci incontri amorosi (e si veda l’episodio, bellissimo, alla dogana di Breil nel viaggio verso Lourdes).
Lo sguardo di Soldati viaggiatore è sempre a fuoco: egli tutto vede e tutto annota, del proprio io e degli altri, del mondo interiore come di quello esteriore. E da tutto prende spunto per ragionare sull’esistenza concreta dell’uomo, sul suo vivere quotidiano e i suoi sentimenti. Con uno stile in cui la ricerca del mot juste serve alla costruzione di periodi ariosi ed equilibrati, la prosa di Soldati segue senza sforzo apparente i mille rivoli del pensiero e le innumerevoli sensazioni di viaggio; si sofferma con eguale leggerezza e precisione a notare un cinghietto da polso di “cuoio, punteggiato di bulino” o a ragionare sui misteri e le oscillazioni della fede.
D’altro canto, un tale sguardo sa sempre ritrovare l’incanto e lo stupore della prima volta: è uno sguardo che seduce perché si lascia sedurre da un paesaggio verdeggiante, da una parlata regionale, o dalle spalle nude e il riso vivace di una ragazza incontrata per caso e mai più rivista. Perfettamente settecentesco, per Soldati il ragionamento nasce solo a seguito della sensazione, ed anzi questo (ragionamento) è già contenuto in nuce in quella (sensazione).
America e altri amori interessa, però, anche come esempio spesso già perfettamente compiuto di una narrativa che, attenta al dato reale, contamina il romanzo con altre forme di prosa quali l’autobiografia, il saggio sociologico e culturale o l’articolo giornalistico. Si tratta - e benissimo fa Falcetto a sottolinearlo nella sua Introduzione - di una “seconda grande linea di sperimentazione della scrittura novecentesca” [XXVI]; una linea, aggiungerei, che è ben lungi dall’essere esaurita e conosce invece oggi una nuova fioritura, in Europa come negli Stati Uniti. Anzi: oltreoceano la creative nonfiction, canonizzata in genere a sé, sembra ormai mettere d’accordo critica e mercato. Dove la prima celebra (giustamente) memoires quali The Year of Magical Thinking di Joan Didion, A Widow’s Story di Joyce Carol Oates, o ancora i volumi di literary journalism di Gay Talese, il secondo ne fa dei best-seller.
Mi limito, per concludere, ai confini nazionali: più ancora che servire da intertesto o esercitare un’influenza diretta, oggi i “reportages esistenziali” (Falcetto) di Soldati indicano soprattutto una direzione possibile per rivitalizzare la forma-romanzo: quella di una letteratura in cui sperimentazione e comunicabilità non si escludano, ma riescano ad armonizzarsi in vista anche del piacere del lettore. Una letteratura, direbbe forse Soldati, semplicemente “umana”; e un piacere che il terzo “Meridiano” a lui dedicato rinnova, per noi lettori, pagina dopo pagina.

Raffaello Palumbo Mosca 


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